Recensioni

Un'astrazione possibile

Vito Vinci


Un po'di possibile altrimenti soffoco.
"Gilles Deleuze"



Mi ritrovo a parlare della mia artista preferita, Sandra Bertocco, alla fine di un percorso espositivo in cui all’interno di un affascinante e misterioso chiostro (l’anima di Pietro Alighieri si aggira nei paraggi, oltre a Francesca Petrarca unica figlia del grande poeta morta di parto nell’agosto del 1384) prova a indagare le infinite possibilità dell’astrazione nel flusso interminabile della pittura contemporanea.
Fortemente ispirata, Sandra, attraverso suoi ultimi lavori risolve egregiamente il conflitto tra il corpo e la natura circostante, creando ulteriori rimandi e intrecci all’intenzione di attingere al mondo esteriore coniugando emozioni complesse e stratificate, esplodendo nell’equilibrio corporeo, magari di un giovane eroe michelangiolesco, simbolo di un eterna armonia.
Inoltre introduce il segno, la scrittura, la calligrafia, lo fa con una sola opera in verità, ma sperimenta con coraggio, laddove l’arte contemporanea tende a ridurre, a cancellare addirittura, la possibilità di un'altra ricerca estetica dove il gesto e la parola diventano immagine.
Dunque mi assale una rivelazione! Sandra con i suoi dipinti realizza autoritratti! Che non rappresentano il suo volto il suo corpo (con “ Cicatrici” questo però avviene) ma le sue emozioni, i sentimenti, come deformati, deviati in uno specchio convesso, citando e rendendo omaggio al capolavoro del Parmigianino del 1525.
E qui mi approprio impunemente delle meravigliose parole di John Ashbery , il quale dedica alla figura ideale del Parmigianino un intera e lunga poesia di 552 versi e la intitola proprio come la sua opera:


... questo è il mio luogo, un altrove dove il sole scende sfarinato un po’ per volta aspettando che venga qualcuno e intanto tinge di giallo il verde dell’acero.
Uno sguardo di specchio mi arresta. Sarò io la percepita? Mi hanno notato questa volta così come sono, o tutto è ancora rimandato? Le nuvole salgono con agile impazienza nel cielo pomeridiano, colori addensati in occhi grigi che cadono sulla tela, ballata che abbraccia il mondo intero. È pulviscolo di sole.
Come una sfinge ignorante mi lascio ingannare dall’ombra. La lucentezza della notte si insedia. Una pallida luna cistercense, scalando sacre vette si mette in affari col buio.


E per dirla con Harold Bloom (noto critico letterario) la pittura di Sandra come la poesia di Ashbery è forma frantumata, in cerca di un rifugio, per niente tranquillo aggiungo.
Emerge l’anima inquieta, intenta a sentire la pioggia sul vetro, il sospiro delle foglie autunnali, Brama di essere libera ma resta in posa in un convulso autoritratto. Sguardo misto di tenerezza divertimento e rimpianto. Un anima segreta che colma il proprio vuoto alla perfezione: La sua stanza, il nostro istante di attenzione.
Una meravigliosa melodia senza parole, le quali sono solo speculazioni che cercano senza trovarlo... il senso della musica.
I colori di Sandra Bertocco che ancora si mescolano con la poesia, la musica.
Ed io che amo il suo Orange e mi piace canticchiarlo con una canzone dei Big Thief:


Orange is the color of my love
Lies, lies, lies
Lies in her eyes
The moon drips like water from her shoulder
As she wanders freely through the forest.


L’arancio è il colore del mio amore
Bugie, bugie, bugie
Bugie nei suoi occhi
La luna gocciola come acqua dalla sua spalla
Mentre vaga liberamente nella foresta.