Recensioni

L'eclatante! Quali colori?

Vito Vinci


Non esiste il colore, solo materiali colorati.
Jean Dubuffet


L’eclatante è un francesismo, parola poco frequente nella nostra lingua per un tradizionale uso di descrizioni artistiche.
Mal si presta a voli pindarici e chi la usa spesso la confonde, attribuendogli significati distorti.
Ma io azzarderei un conio, trastullandomi giocosamente per esprimere l’arte straniante di Sandra Bertocco.
Pochi esempi di traduzione  francese/italiano su termini d’arte rendono l’idea della differenza di aura e prestigio tra le due lingue in ambito artistico:
Gravure/stampa. Gouache/tempera. Vernissage/vernice. Atelier/laboratorio.
Harold Rosenberg già attorno alla metà del secolo scorso sosteneva che l’opera d’arte è un oggetto ansioso come un Centauro, per metà immagine e l’altra metà parola.
Ed io da grande fan di John Updike inciampo tra le opere di Sandra Bertocco, un po’ poeta e un po’ predatore, ammaliato Chirone infilzato dalla freccia dell’arte e della bellezza.
Provando un illuminato tentativo in equilibrio tra il saggio e il patetico.
L’eclatante è onomatopeico, e allora in questa trascolorante pittura sentiamo il ritmo, battiti, pulsazioni, il tempo che scorre, scrosci, piccoli rumori, rintocchi.
La musica, a volte sinfonica e maestosa, ma anche minimale, quasi elettronica. Nell’astrazione di Sandra Bertocco non c’è geometria o concretezza, né gestualità o semplice impulso, ma un equilibrio armonico, dovuto ad una sensibilità attenta e curiosa, un voler andar a fondo con la possibilità dei colori, tagli, fiammate, rapsodie interrotte, singhiozzi languidi, lascive tentazioni.
Campiture indefinite per l’uso e la combinazione cromatica che tende ad un risultato estasiante.
I colori di Sandra assumono di volta in volta un significato non convenzionale, pochissima tradizione, molto tradimento, tanta immaginazione.
Si sente odore di novità, freschezza, assoluta libertà espressiva.
Il suo viola non è luttuoso, ma un'ombra che danza nella notte, una fata vestita a festa.
I suoi aranci? Sorrisi e smorfie agrodolci e il richiamo di un rito antico che ritorna prepotente alla luce del sole.
Il giallo non è solo passione pura, ma la spada dell’infanzia, il confine con l’ignoto, voglia di trasgressione.
Infine i suoi blu e i suoi rossi, sono amore e violenza che passeggiano a braccetto su un filo d’acqua.
E tra un nero imperante, il bianco candido fa capolino, invitandoci timidamente alla contemplazione.
Ma a noi invece, spettatori disarmati, per citare il sommo poeta, piacerebbe succhiare la meravigliosa mammella ed immergerci tra questi suadenti acrilici come in un liquido amniotico, misto a sangue, sperma, terra e sudore e rimanerne incantati... a lungo.
Ed allora quest’arte espressiva, emozionante, astratta di Sandra Bertocco non è clamorosa o sbalorditiva...

ma scoppiettante, risplendente, scintillante, e perché no, illuminante! Dunque... ECLATANTE!