Recensioni

Pensieri Liquidi

Raffaella Terribile


La consuetudine con la Pittura comincia, per Sandra Bertocco, negli anni Novanta, quando frequenta l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Inizia così anche la sua attività artistica, che oggi abbina all’insegnamento di Discipline Pittoriche nelle scuole ad indirizzo artistico di Padova e provincia.
Il lavoro di Sandra Bertocco è dialogo paziente con l'ispirazione e passa attraverso il saper fare la pittura che recupera la ritualità del gesto, il segno paziente del pennello, il ruolo del caso. La tela, tenuta orizzontale, ospita passaggi di colore successivi, a formare addensamenti e velature che rivelano in trasparenza la materia del pigmento con l'uso di tecniche ad acqua (acrilico, tempera, acquarello, guazzo). A volte il segno grafico, la parola, vengono lasciati come sospesi con un tratto leggero a carboncino da leggere quasi in controluce, come foglie abbandonate alla corrente o trascinate dal vento. Un palinsesto dove il colore rivela il pensiero sottotraccia. E così l’emozione incontra la logica, il caso si riunisce alla volontà di chi crea.
I Pensieri Liquidi sono Armonie Liquide, dove il colore si fa corpo, materia, ma anche spirito, leggerezza, catena di immagini totalmente libere che giocano sulla sovrapposizione, le trasparenze, le luci, i contrasti, il colore. La natura rimane il richiamo di fondo, ma mai in maniera mimetica, perché è sempre il colore a ricrearla, sono sempre il colore e la luce a farci percepire la realtà (Colore, 2008). E il colore è il tratto distintivo, il leit-motiv che unisce tutta la produzione di Sandra Bertocco, un colore sempre forte, di impatto, dietro al quale si avverte un personalissimo gusto per il contrasto, mai violento, eppure incisivo e fortemente espressivo.
Nel colore l'artista trasfigura se stessa e il suo amore per la vita. Nelle forme che si stemperano nel colore puro, lasciando progressivamente la memoria della loro riconoscibilità visiva per farsi totalmente libere, ritroviamo intatte le suggestioni di Kandinskij, come l'idea della possibilità di una pittura che mutua dalla musica un'assoluta libertà di racconto e di emozione, un lirismo che parla un linguaggio universale proprio perché fatto di emozioni in libertà. Le tonalità calde liberano dalla geometria le suggestioni di Klee in una materia di colore in sovrapposizione. Il verde saturo di una foglia nuova si stempera nelle tonalità ocra di uno spazio fatto di terra e di sole, dove foglia, terra e sole sono intuizioni liriche (Sottobosco, 2016). Così il volo di un petalo nell’aria, o il dorato delle ali distese di un uccello (Volo d’uccello, 2008), o ancora una scogliera investita da un temporale, sembrano suggerire spazi sconfinati all’immaginazione.
Dalle tonalità scure, fredde, dai blu e dai viola degli esordi, la tavolozza si scalda e si illumina con le tonalità delle ocre, dei rossi, dei bianchi. Dall’accostamento di campiture cromatiche come celle delimitate da tratti forti di carboncino si affaccia una forma, come in Busto del 1992, o il rosso movimento sinuoso di un pesce diventa una scia calda che attraversa il campo del dipinto, appena mosso dalla texture leggera del supporto applicato sulla tela (Pesce rosso, 1995). I titoli dicono ma non affermano, come in Robusto del 1992, perché all’arte non si chiede di spiegare se stessa, ma di emozionare e di commuovere.