Recensioni

Sandra Bertocco

Andrea M. Campo
-ArtStyle Magazine, estate 2021


Emilio Vedova l’aveva voluta così, con tutte le pareti dipinte di nero per esaltare i lavori degli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Venezia. Ed è lì in quell’aula, in quei viaggi quotidiani nelle grigie giornate invernali in treno tra Padova e Venezia che Sandra Bertocco, pittrice classe 1968, ha sentito, per la prima volta, in una sorta di contrappasso, il richiamo verso quei colori accesi che oggi sono elemento imprenscindibile della sua produzione e sua cifra stilistica. L’artista che vanta già numerose personali in tutta Italia - tra queste ricordiamo “La pittura è morta, Viva la pittura”, presso lo stand VinciArte ad ArteFiera Vicenza nel 2018 e “Un’ astrazione possibile” del 2019 curata da Daniel Buso presso il Chiostro di San Francesco di Treviso con il patrocinio del comune di Trevisoracconta i suoi esordi.
“Dopo il primo anno di liceo classico ho lottato per andare all’Accademia - spiega l’artista che da tempo collabora con VinciArte (Via Castelfidardo 22 – 35141 Padova; https://www.vinciarte.it/) brand di proprietà di Vito Vinci - e lì ho cercato me stessa e il mio mondo. Inizialmente ero molto cauta forse poco spontanea ma con il tempo è venuto fuori il mio carattere e insieme ad esso anche colori più brillanti e decisi. Un atteggiamento che ancora oggi porto con me cercando sempre qualcosa di nuovo”. Il lavoro dell’artista padovana si muove per stratificazioni e in alcuni casi per sottrazione agendo sulla tela come su una partitura musicale partendo non da un soggetto ma da un’intuizione o da un turbamento come in "Una ferita aperta”, acrilico su tela che narra di una grave perdita, o in “Luogo” del 2017 dove ricorda la casa in cui ha trascorso la sua infanzia.
“Ho fatto mia la lezione di Leonardo Da Vinci che vedeva in una semplice macchia su un muro le varie invenzioni di ciò che l'uomo vuole cercare in quella. Seppur onirica la mia pittura parte quindi dalla realtà, da uno stato d’animo; che sia un ricordo o una sensazione voglio veicolare allo spettatore una sensazione, così come accade per la musica: che sia Mozart o Rachmaninov, la fusion degli anni settanta o i Pink Floyd, alcuni tra i miei musicisti preferiti, è ciò che provo a portare sulla tela. Prima di mettermi all’opera inoltre medito molto, tendo ad essere molto introspettiva.”
Sandra Bertocco, le cui opere sono già patrimonio di diverse importanti collezioni private con un archivio digitale in corso di realizzazione nel sito di Vinciarte che cura anche la comunicazione e la visibilità dell’artista, lavora prevalentemente sulla tela orizzontale: nelle sue leggere campiture emerge l’influenza dei pionieri dell’astrattismo. “Kandinskij per i colori e il valore della musica e Klee per il discorso sulla realtà mi hanno influenzato fortemente. Sovrappongo i colori, amo le trasparenze e l’effetto acquerello ma evito quegli eccessi di certa pittura astratta che sembra riprodurre la decorazione di un tessuto. Per questo a volte inserisco elementi materici come gesso o carta velina creando una sorta di humus che dà corpo a tutto il dipinto oppure dei segni di carboncino che vengono inglobati nel colore. Utilizzo la posizione orizzontale della tela per evitare le gocciolature ma anche in questo caso, come già ho sperimentato, non escludo di farlo in futuro: non amo la ripetitività e cerco sempre un elemento nuovo da aggiungere”.
L’artista padovana, che sarà presente ad Artefiera di Padova nel 2021e a Lucca Artfair nel 2022 prende spesso spunto dalla sua quotidianità e dalle sue esperienze come in “Respiro” del 2020, chiaro riferimento alla pandemia e cerca nella quotidianità lo spunto per le sue tele. “Cerco di prendere ciò che la vita offre e dentro i miei quadri cerco di mettere me stessa: da qualche anno sono passata dietro la cattedra e insegno discipline pittoriche presso liceo artistico Pietro Selvatico di Padova cercando di offrire questa conoscenza ai ragazzi”.