Emilio Vedova l’aveva voluta così,
con tutte le pareti dipinte di nero
per esaltare i lavori degli studenti
dell’Accademia delle Belle Arti
di Venezia. Ed è lì in quell’aula,
in quei viaggi quotidiani nelle
grigie giornate invernali in treno
tra Padova e Venezia che Sandra
Bertocco, pittrice classe 1968, ha
sentito, per la prima volta, in una
sorta di contrappasso, il richiamo
verso quei colori accesi che oggi
sono elemento imprenscindibile
della sua produzione e sua cifra
stilistica. L’artista che vanta già
numerose personali in tutta Italia
- tra queste ricordiamo “La pittura
è morta, Viva la pittura”, presso
lo stand VinciArte ad ArteFiera
Vicenza nel 2018 e “Un’ astrazione
possibile” del 2019 curata da
Daniel Buso presso il Chiostro di
San Francesco di Treviso con il
patrocinio del comune di Trevisoracconta i suoi esordi.
“Dopo il primo anno di liceo classico ho lottato per andare all’Accademia - spiega l’artista che da
tempo collabora con VinciArte (Via
Castelfidardo 22 – 35141 Padova;
https://www.vinciarte.it/) brand
di proprietà di Vito Vinci - e lì ho
cercato me stessa e il mio mondo.
Inizialmente ero molto cauta forse
poco spontanea ma con il tempo
è venuto fuori il mio carattere e
insieme ad esso anche colori più
brillanti e decisi. Un atteggiamento
che ancora oggi porto con me cercando sempre qualcosa di nuovo”.
Il lavoro dell’artista padovana
si muove per stratificazioni e in
alcuni casi per sottrazione agendo
sulla tela come su una partitura
musicale partendo non da un
soggetto ma da un’intuizione o da
un turbamento come in "Una ferita
aperta”, acrilico su tela che narra
di una grave perdita, o in “Luogo”
del 2017 dove ricorda la casa in cui
ha trascorso la sua infanzia.
“Ho fatto mia la lezione di Leonardo
Da Vinci che vedeva in una semplice macchia su un muro le varie
invenzioni di ciò che l'uomo vuole
cercare in quella. Seppur onirica
la mia pittura parte quindi dalla
realtà, da uno stato d’animo; che
sia un ricordo o una sensazione
voglio veicolare allo spettatore
una sensazione, così come accade
per la musica: che sia Mozart o
Rachmaninov, la fusion degli anni
settanta o i Pink Floyd, alcuni tra
i miei musicisti preferiti, è ciò che
provo a portare sulla tela. Prima di
mettermi all’opera inoltre medito
molto, tendo ad essere molto introspettiva.”
Sandra Bertocco, le cui opere sono
già patrimonio di diverse importanti collezioni private con un archivio
digitale in corso di realizzazione
nel sito di Vinciarte che cura anche
la comunicazione e la visibilità
dell’artista, lavora prevalentemente
sulla tela orizzontale: nelle sue
leggere campiture emerge l’influenza dei pionieri dell’astrattismo.
“Kandinskij per i colori e il valore
della musica e Klee per il discorso
sulla realtà mi hanno influenzato
fortemente. Sovrappongo i colori,
amo le trasparenze e l’effetto
acquerello ma evito quegli eccessi
di certa pittura astratta che
sembra riprodurre la decorazione
di un tessuto. Per questo a volte
inserisco elementi materici come
gesso o carta velina creando una
sorta di humus che dà corpo a
tutto il dipinto oppure dei segni di
carboncino che vengono inglobati
nel colore. Utilizzo la posizione
orizzontale della tela per evitare le
gocciolature ma anche in questo
caso, come già ho sperimentato,
non escludo di farlo in futuro: non
amo la ripetitività e cerco sempre
un elemento nuovo da aggiungere”.
L’artista padovana, che sarà
presente ad Artefiera di Padova
nel 2021e a Lucca Artfair nel 2022
prende spesso spunto dalla sua
quotidianità e dalle sue esperienze
come in “Respiro” del 2020, chiaro
riferimento alla pandemia e cerca
nella quotidianità lo spunto per le
sue tele. “Cerco di prendere ciò che
la vita offre e dentro i miei quadri
cerco di mettere me stessa: da
qualche anno sono passata dietro
la cattedra e insegno discipline
pittoriche presso liceo artistico
Pietro Selvatico di Padova cercando
di offrire questa conoscenza ai
ragazzi”.